Estrema lo è stata davvero la seconda edizione del Tunisia Desert Challenge che ha visto oltre 200 equipaggi affrontare le mitiche dune di El Borma.
Ecco chi ha vinto, chi erano gli italiani in gara e come si è svolta la gara nonostante il forte vento che ha costretto ad annullare due tappe
Chi “mastica” sabbia e deserto, El Borma la conosce bene. Questa leggendaria regione a sud della Tunisia è un’area militare con giacimenti di petrolio e gas. Un tempo campo di battaglia per storici rally raid come l’Optic2000 e il Rallye de Tunisie, negli ultimi dieci anni è stata completamente inaccessibile a qualsiasi evento motoristico, competitivo o non che fosse. Sino al 2022 quando, dopo lunghe trattative e la disponibilità dei ministri di Turismo, Gioventù e Sport tunisini, Gert Duson, l’organizzatore belga del Tunisia Desert Challenge (e del Morocco DC) è riuscito nell’impresa: includere nel percorso della sua gara anche questo territorio. A cordoni di dune infinite si sono aggiunte piste inedite e dimenticate, riaperte appositamente per la gara che un “extreme rally raid” lo è stata per davvero.
Come si è svolto il TDC 2022
Tutto ha avuto inizio il 22 aprile, sull’isola di Djerba, dove alle verifiche tecniche e amministrative è seguito il prologo, una quarantina di chilometri fra piste sabbiose e sinuose fiancheggiate da ulivi e, per un tratto, dall’azzurro del mar Mediterraneo. A mettere subito in chiaro le intenzioni più agguerrite è stata l’armata MD Optimus (categoria auto/buggy) che si è ben destreggiata su questa breve speciale conquistando primo e terzo piazzamento. Fra le moto, il crono migliore è andato al francese Mathieu Doveze su Ktm, tallonato dalla Husqvarna di Martiny e dalla Yamaha di Alessandro Botturi; fra gli SSV, gradino più alto del podio per il Can-Am di Alvarez/Panseri e primo piazzamento, nei camion, per lo Scania di Miklòs Kovacs. Il rientro a Djerba, dove area bivacco e alberghi hanno ospitato una carovana di oltre 900 persone (di cui 750 fra piloti, navigatori, meccanici e assistenze), è servito per gli ultimi dettagli in vista dello start dell’indomani. La tappa in direzione di Matous – 115 km di trasferimento e 354 di speciale – ha messo subito alla prova gli equipaggi con passaggi impegnativi e tecnici che hanno richiesto attenzione nella navigazione: ad avere la meglio fra le auto è stato ancora un MD, quello di Pelichet/Larroque mentre Van Loon/Delaunay (Can-Am) hanno conquistato il miglior tempo negli SSV. Fra le due ruote nuovamente primo al traguardo il francese Doveze seguito, a soli 6 secondi, da Botturi. Per i camion, podio per l’Iveco di Igor Bouwens mentre al terzo posto si è classificato Claudio Bellina (Iveco Powerstar). Che la “boucle” Matous-Matous del terzo giorno sarebbe stata impegnativa lo aveva detto chiaramente Gert Duson al briefing della vigilia: “Sarà una giornata complicata e lunga, in una terra ostile con passaggi su dune per un tratto di 45 km. E poi ancora lingue di sabbia e piste dissestate. Un consiglio? Prendete con voi molta acqua e il sacco a pelo, non si sa mai!”. A rendere ancora più difficile i giochi, se mai ce ne fosse stato bisogno, sono state forti raffiche di vento che non hanno dato tregua ai concorrenti. E così, le famose dune di cui si parlava da giorni, quelle di El Borma, hanno accolto gli equipaggi che forse, di trovarsi di fronte a difficoltà così grandi, non se lo aspettavano. Un tracciato inedito e un roadbook simile a quello dei più bei rally di Tunisia di un tempo si sono sommati a una sabbia soffice e traditrice. E’ bastata una manciata di km per capire che la speciale sarebbe stata di quelle toste: sgonfiati gli pneumatici, i veicoli hanno cercato di procedere ma molti sono stati costretti a utilizzare, ripetutamente, piastre e pala per disinsabbiarsi. Il sole e la stanchezza fisica si sono fatti presto sentire. Nel bene e nel male, l’Africa, si sa, non perdona mai, neppure se sei uno che gareggia con i colori di chi aiuta i più fragili, come i bambini affetti da malattie rare: in questa tappa, che nessuno dimenticherà, un giovane motociclista francese ha perso la vita, a causa di una probabile ipertermia. Il Tunisia Desert Challenge è in cordoglio ma la gara va avanti. Intanto il traguardo di giornata è (ancora) di Pelichet su MD, di Alvarez su Can-Am, di Martiny su Husqvarna e di Kovacs con lo Scania. Da Matous il TDC è ripartito in direzione dell’oasi di Ksar Ghilane, l’avamposto più conosciuto (e visitato) del grande sud tunisino. I 217 km della quarta tappa (accorciata per il tragico incidente del giorno prima) sono stati accompagnati da una costante polvere ocra: il tragitto prevedeva piste rapide e sabbiose, con attraversamenti di letti di torrenti in secca non meno difficoltosi per la presenza di grosse pietre. A fine speciale è stato ancora l’MD di Simon Vitse ad aggiudicarsi la vittoria di giornata precedendo di poco meno di due minuti Guy Housset; fra gli SSV il miglior tempo è stato quello di Janus van Kasteren, su Arcane, mentre Doveze è stato ancora il primo tra le moto. Sul fronte camion, l’Iveco di Igor Bouwens ha tagliato il traguardo davanti a Steven Rotsaert (Man) e Kovacs. Anche la tappa ad anello Ksar Ghilane/Ksar Ghilane non ha risparmiato difficoltà agli equipaggi in gara nonostante il percorso accorciato di un centinaio di km. Il forte vento non ha dato tregua e la polvere è diventata il nemico principale da affrontare su un tracciato già insidioso, in stile WRC. Una speciale piaciuta in realtà a tutti grazie anche ai paesaggi suggestivi e alle dune simili a quelle marocchine di Merzouga. Nuovo traguardo giornaliero per il prototipo MD di Viste primo al finish, con un minuto e 8 secondi di vantaggio, davanti al compagno di scuderia Pelichet; nella top 3 si è affacciato anche il Toyota #309 di Mike van Eikeren. Per gli SSV podio all’Arcane di Hans Weijs; ancora Doveze per le moto mentre Rotsaert ha fatto registrare il best lap per i truck. Le condizioni meteo non sono migliorate tanto che, su consiglio di Jean-Claude Kaket e Jean-Marie Lurquin, direttore sportivo e roadbookman del rally, la sesta tappa da Ksar Ghilane a Douz è stata annullata. Raggiungere Douz su asfalto è stata un’impresa. La strada da percorrere, per la presenza di numerose lingue di sabbia, si è rivelata più simile a un campo di gara e per i veicoli di assistenza la giornata di riposo non programmata è diventata in realtà un’altra di duro lavoro. Parola d’ordine: spalare! Anche in questa occasione la carovana del Tunisia Desert Challenge ha dimostrato un grande spirito di collaborazione: piastre, pale e strops sono infatti comparsi a più riprese per aiutare chi era in difficoltà. Chi sperava nella settima tappa, da Douz a Star Wars (location celebre, quest’ultima, per le riprese della saga Guerre Stellari), è rimasto deluso. I 355 km previsti per la speciale del 28 aprile sono stati nuovamente annullati: per le raffiche di vento, la prima moto ha potuto partire solo alle 10 di mattina ma il progressivo peggiorare delle condizioni meteo ha obbligato l’organizzazione a fermare i primi motociclisti già in gara; tutti gli altri equipaggi hanno così ripreso l’asfalto per Star Wars. A chiudere questa difficile edizione del TDC è stata la tappa Star Wars-Star Wars con i suoi 250 km (inizialmente ne erano previsti 303) fra piste sinuose, palmeti e tratti in puro stile WRC prima di raggiungere l’arco di arrivo dopo un ultimo passaggio fra dunette. Il Tunisia Desert Challenge dopo una lunga e impegnativa settimana ha incoronato i suoi vincitori: Simon Vitse (MD), Fernando Alvarez (Can-Am), Alessandro Botturi (Yamaha) e Igor Bouwens (Iveco). “E’stata una bella gara nonostante il tragico incidente a Matthieu – commenta Gert Duson – Il nostro obbiettivo era portare i concorrenti sulle dune di El Borma e ci siamo riusciti. A novembre, alla prima edizione del rally, c’erano 300-350 partecipanti. Solo pochi mesi più tardi, grazie anche a un grande lavoro organizzativo, si sono iscritti oltre 700 partecipanti, un aumento importante di cui siamo molto fieri. Il meteo purtroppo non è stato dalla nostra parte ma, a differenza di tanti altri aspetti, questo non lo possiamo tenere sotto controllo. La natura rimane sempre il boss indiscusso”. La prossima edizione del TDC si svolgerà a ottobre del prossimo anno mentre il Morocco Desert Challenge, previsto inizialmente per ottobre 2022, tornerà a aprile 2023. Fra le novità in programma per entrambe le gare: un raid aperto, oltre che alle auto, anche alle moto e la creazione di un rally raid storico in versione “regolarità”.
Gli italiani in gara
“Questa vittoria è assolutamente incredibile! Non eravamo venuti qui per il podio ma solo per effettuare dei test alla moto – racconta entusiasta Alessandro Botturi – E’ stato uno dei rally più difficili a cui sia mai stato ed è stato fantastico non solo raggiungere il traguardo ma anche vincere in sella alla Yamaha Ténéré 700 World Raid. Una moto di serie, pesante rispetto alle 450 con cui si gareggia e, soprattutto, del tutto nuova a questo utilizzo. In gara abbiamo avuto solo qualche piccola noia meccanica, risolta prontamente. Tutti ci avevano detto che con questa moto non sarebbe stato possibile salire a podio. E invece…Voglio ringraziare Yamaha, il mio staff e gli organizzatori del Tunisia Desert Challenge. È stata un’esperienza incredibile che spero sia solo la prima di una lunga serie di avventure e successi”. Il gigante di Lumezzane (provincia di Brescia) ha tagliato per primo il traguardo del TDC fra le moto conquistando il podio assoluto con la Ténéré 700 al suo debutto. Botturi ha fatto registrare un tempo di 24h22’43” piazzandosi davanti alle Ktm dei francesi Mathieu Doveze e Neels Theric. Sempre fra le due ruote, al 37° posto, si è classificato un determinato e grintoso Gilberto Facco su Ktm. Ventunesimo piazzamento (auto/buggy) invece per la Porsche di Agostino Rizzardi e Umberto Fiori: “La macchina si è comportata benissimo, oltre le aspettative, visto il gran lavoro di sviluppo sulle sospensioni – spiega Rizzardi – Purtroppo, durante una tappa, noie al cambio ci hanno costretti al ritiro anticipato, situazione che ha compromesso irrimediabilmente la classifica generale ma che non ci ha impedito di arrivare sesti assoluti il terzo giorno dietro ai buggy! Quindi direi tutto bene, 21esimi nella generale finale e primi fra le auto storiche, nuova categoria di quest’anno. Abbiamo cambiato un semiasse in gara e ci siamo insabbiati tre volte perdendo in tutto un’ora e mezza ma la Porsche è davvero pazzesca. Tutte le volte che mi metto alla guida mi torna lo stesso sorriso di quando per la prima volta, nel 1997, mi sono seduto al volante di un’auto da corsa..!”. In categoria SSV a ottenere il risultato migliore è stato l’equipaggio #257, Stefano Bosio e Paolo Sala, su Polaris Razor 1000 Turbo. Per loro il Tunisia Desert Challenge è stato anche il debutto ufficiale in un rally raid: “A dire il vero non sapevamo cosa ci avrebbe atteso sul tracciato di gara, il nostro obiettivo era semplicemente tagliare il traguardo e così è stato – commenta il copilota Paolo Sala – Le prime tappe le abbiamo fatte con un po’ di apprensione…anzi…tutte, sino a quando siamo arrivati al villaggio di Star Wars con grande emozione. Abbiamo forato un paio di volte, insabbiati altrettante, soprattutto nelle dune di El Borma, ma il Polaris si è rivelato davvero affidabile e performante. L’unico contrattempo è stato durante il prologo quando l’estintore che equipaggia il veicolo è partito accidentalmente e ci ha completamente riempiti di schiuma. Risultato? Parte della strumentazione non funzionante, niente interfono e roadbook appiccicoso ma a fine prova ci siamo comunque arrivati! Non ho termini di paragone con altri rally, ma devo fare i miei complimenti all’organizzazione del TDC perché è stato davvero tutto perfetto. E un grazie non può che andare al team di assistenza JazzTech con Lorenzo Cenzi e ai gemelli De Lorenzo, sempre pronti a darci preziosi consigli”. 41° piazzamento per il Polaris #253 dell’Xtreme+ con Maurizio Dominella a navigare il giapponese Shinsuke Umeda mentre al 48° si è piazzato il Can-Am dell’italiano Eytan Ben Zaken, in coppia con Doron Winter. Cinquantaduesima posizione per Aldo e Dario de Lorenzo, in gara con il Polaris #236: “Dopo una Dakar 2022 da dimenticare, volevamo capire se la nostra idea del Polaris aspirato fosse valida oppure no – spiegano – Purtroppo anche al rally in Tunisia si sono verificati piccoli problemi meccanici, prontamente risolti dal nostro team di assistenza, qualche noia ai semiassi posteriori e al serbatoio benzina che mandava in protezione il veicolo. Siamo comunque arrivati sino alla fine e, dopo due anni di stop forzato causa covid, la sensazione è di essere ancora pronti per questo tipo di gare! Per quanto riguarda il TDC, Gert Duson è stato davvero bravo riuscendo a fare una manifestazione per i “piloti”, con pochissimi trasferimenti, partenza e arrivo allo stesso bivacco. Forse il livello di difficoltà è stato un po’ troppo elevato, ho visto molti partecipanti inesperti e, a mio avviso, mandarli nel deserto di El Borma è stato un azzardo. In generale, bella gara, bivacchi perfetti e organizzatissimi, bagni e docce come a casa, catering top: sicuramente per chi ama la sabbia è una di quelle gare da fare”. Tre gli equipaggi schierati invece in categoria camion: Paolo Calabria e Loris Calubini su Man Tga 480 (#505); Claudio e Andrea Bellina con Mauro Longa su Iveco Powerstar (#507) e Giuseppe Fortuna, Giulio Verzelletti e Paolo Scalzotto su Mercedes Unimog 400 (#515), tutti in gara con i colori del Team Orobica Raid. “Un rally bello e impegnativo, basti pensare che in una settimana il totale dei km di prove speciali è stato maggiore di quelli fatti in una settimana di Dakar – racconta Paolo Calabria – Ci siamo divertiti molto e, nonostante la penalità di 56 ore ricevuta per aver saltato una tappa (per andare a recuperare il camion in panne di Bellina, ndr) e che ha stravolto la nostra classifica, abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo: divertirci! Il Man si è comportato molto bene, solo qualche piccola noia meccanica prontamente risolta la sera al bivacco da Stefano (meccanico di assistenza, ndr). Ottimo anche il collaudo del nuovo cambio ZF che ha superato a pieni voti il test. Rispetto alla gara di ottobre 2021, questa seconda edizione è stata ancora più impegnativa, complice anche il vento che non ha dato tregua costringendo l’organizzazione ad annullare due tappe”.
Buon viaggio Piccolo Principe motociclista…
Matthieu de Saint-Exupéry al Tunisia Desert Challenge correva per l’associazione “Les Ailes du Petit Prince”, ente solidale che dal 1998 promuove iniziative per bambini affetti da disabilità e gravi malattie, permettendo loro il battesimo dell’aria o una passeggiata in moto. In sella alla sua Ktm #114, il 35enne francese, nipote del famoso Antoine de Saint-Exupéry (autore del Piccolo Principe, ndr), ha purtroppo perso la vita durante la terza tappa del rally, nei pressi di Matous. A portarlo via all’effetto dei suoi cari – lascia moglie e tre figli piccoli – è stata probabilmente un’ipertermia, sopraggiunta per un colpo di calore e stanchezza fisica. Vigile del fuoco, istruttore di pronto soccorso e gendarme motociclista, Matthieu non aveva potuto diventare pilota come suo nonno (che oltre a scrittore era stato anche aviatore) a causa del suo daltonismo, ma aveva trovato la sua strada nel mondo militare portando avanti anche i valori dell’associazione benefica fondata a Bron, a est di Lione. In Tunisia alla sua prima partecipazione a un rally raid, Matthieu, ha riscontrato problemi al km 144 della terza tappa. Affaticato dal sollevare la sua moto più e più volte dalla sabbia soffice, si è seduto per riprendersi. Poco lontano, gli equipaggi di alcuni SSV insabbiati si sono accertati delle sue condizioni di salute (parsi sino a qual momento del tutto normali) offrendogli dell’acqua. Il pilota ha però poi deciso di allertare con una chiamata di emergenza il PC gara che gli ha prontamente inviato un elicottero: non potendo atterrare in cima alle dune, gli sono state lanciate a pochi metri altre bottiglie di acqua e il francese ha fatto segno di ringraziamento indicando che tutto andava bene. Ma una decina di minuti più tardi, quando l’elicottero è tornato al punto GPS in cui si trovava il giovane per verificare la situazione, Matthieu era ormai senza vita, accanto alla moto. Inutili tutti i tentativi dei medici di rianimarlo.
Testo e foto Sonja Vietto Ramus
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