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FERRARI SI DA’ AL SUV

Dove va la Ferrari? Insegue i profitti, è la risposta di qualcuno. Giusto, è l’obiettivo che qualsiasi azienda deve prefiggersi. Ma si potrebbe osservare che in certi casi c’è il rischio di lasciare “sbiadire” un fantastico simbolo di italianità, il marchio che, più di ogni altro, nel corso degli anni ha emozionato le folle specchiatesi nei successi delle rosse.

A Maranello, pur dispiaciuti che il mondiale di Formula Uno làtiti, badano al sodo e pensano agli affari, puntando sulla parte commerciale, cioè sulla produzione e commercializzazione delle vetture di serie, oggetti del desiderio dei ricconi di ogni parte del mondo, a cominciare da USA, Paesi Arabi, Giappone e Cina. Ma allora, se il marchio Ferrari è cosi apprezzato, perché non spingere di più sull’acceleratore e puntare anche su segmenti un po’ più “modesti” ma che possano a loro volta portare a nuovi successi, commerciali più che sportivi. Ecco dunque la svolta: entro il 2022 dovrebbe essere lanciato il SUV che nell’interpretazione Ferrari si chiamerebbe “Puro Sangue”, proprio per sottolineare la sua caratterizzazione di veicolo lussuoso. Fra quanti hanno titolo per definire le strategie commerciali Ferrari, c’è chi nicchia a sentire parlare di SUV perché questo termine sarebbe sminuente in rapporto al vero valore del brand. Ma tant’è, il nuovo piano industriale prevedrebbe la nascita, in capo a quattro anni di ben quattordici nuovi modelli fra i quali, appunto, un SUV destinato soprattutto al mercato cinese.

Chi l’avrebbe mai detto? Roba da scandalizzarsi? La radicata tradizione della Casa pare escluderlo. Del resto c’è in materia, qualche clamoroso precedente, come quello della Jaguar che a suo tempo fece, a detta di molti, “un passo indietro” sfornando due modelli, uno a gasolio e l’altro station wagon, che parvero una autentica “eresia” per una Casa tanto blasonata. Era l’epoca della presidenza del grande manager Jonathan Lewis. I risultati commerciali gli diedero ragione. Il Diesel e la giardinetta saranno pure veicoli di indole popolare, ma la Casa Britannica ci fece buoni affari. Anche se poi, col tempo tornò a produrre delle “vere” Jaguar.

Quando il blasone si ritrova parcheggiato sia pure temporaneamente nella vetrina dei ricordi!

Cesare Castellotti Vaglienti