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Il teatrino dei saloni

Ci vorrebbe un bravo regista teatrale per mettere in scena una farsa come quella che sta coprendo di ridicolo un settore del mondo automobilistico italiano, quello dei Saloni.

L’unico che aveva davvero – e avrebbe ancora – ragione di esistere era quello di Torino, storica capitale delle quattro ruote. Ma è morto e non se ne intravedono segnali di rinascita. C’era anche il “Motor Show” di Bologna, che tutto era fuorchè un Salone vero e non vantava una seria valenza internazionale. Richiamava, questo sì, schiere di giovinastri chiassosi a caccia di cianfrusaglie pubblicitarie. Facevano numero e procuravano un certo incasso ma erano lungi dal poter essere considerati visitatori realmente interessati alle anteprime assolute, per altro sempre scarse. Ma è stato cancellato anche quello, penalizzato, specie nelle ultime edizioni da assenze di Costruttori importanti che ritenevano modesti i “ritorni” in rapporto agli alti costi  derivanti dall’occupazione e relativo allestimento degli spazi espositivi.

E allora? Italia senza Salone? Forse si. O forse no.  Perchè qui viene il bello. Proprio quel Cazzola, che tanta parte aveva avuto nel tenere in piedi per un po’ di anni il Motor Show, che poi cedette ad una società francese, si è rifatto vivo con un progetto coraggioso: fare il Salone dell’Automobile a Milano, nella struttura fieristica di Rho, in dicembre.

Il divertente è, che nel frattempo, anche la GL Events Italia ha varato un piano per rilanciare quel Motor Show che fu già suo dopo l’epoca Cazzola. Lo vorrebbe far resuscitare proprio a Bologna e sempre in dicembre. Dunque due Saloni, Milano e Bologna, praticamente in contemporanea a fine anno.

Ammesso che ciò avvenga, c’è da chiedersi quale sarebbe il comportamento delle Case costruttrici. Parteciperebbero a entrambe le rassegne, dimenticando i motivi che le avevano indotte in passato a tirare i remi in barca? Oppure, fra i due eventi, ne sceglierebbero uno, e quale? Molto dipenderà da come si comporterà la Fiat. Perché, si sa, quando il Costruttore nazionale decide di partecipare ad una rassegna, se ne porta dietro altri. Ma si dà il caso che proprio la Fiat abbia già fatto conoscere il suo pensiero. In buona sostanza, non crede esistano le condizioni per far nascere in Italia un nuovo Salone. Uno, altro che due! Il Gruppo torinese ritiene che Francoforte (che si alterna annualmente a Parigi) e soprattutto Ginevra, siano più che sufficienti. Di qui, la perplessità di altre Case.

 Alzate il sipario, la farsa va in scena.

 Cesare Castellotti