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OFFROAD DA MILLE E UNA NOTTE

Si svolge in un’antica terra d’Oriente, fra architetture d’altri tempi, mercati di spezie e caravanserragli ben conservati, il viaggio avventura di sette Toyota. Ecco il loro itinerario 4×4 alla scoperta dell’Iran più autentico

Le dune rosse del deserto di Dasht-e-Lut, la città carovaniera di Kerman, l’architettura safavide di Isfahan e Tabriz, il più grande bazar coperto d’Oriente. Benvenuti in Iran, antica Persia. Ancora non siete convinti? Se queste prime righe non sono bastate a incuriosirvi, sappiate che qui, nella terra che fu di Dario I° il Grande, i siti Patrimonio Unesco sono, oggi, 24 e l’accoglienza della popolazione fra le più cordiali al mondo. Certo, l’Iran è una destinazione lontana, non solo per le migliaia di chilometri da percorrere se la si vuole raggiungere via terra dall’Italia ma anche, e forse soprattutto, per l’immaginario. In realtà è una di quelle mete per viaggiatori veri. Raffinato e da “mille e una notte”, questo territorio affacciato sul Golfo Persico merita però il giusto tempo per essere esplorato, andando alla scoperta di moschee e piazze maestose, rovine antiche, torri del vento e paesaggi naturali, tanto belli da lasciare senza fiato. Sapevate ad esempio che il deserto di sale che si estende nella parte sudorientale, il Dasht-e-Lut, non solo è uno dei più vasti della terra ma, secondo misurazioni Nasa, pure il più caldo in assoluto con i 71 °C registrati nei primi anni Duemila? Se temete di non divertirvi alla guida del vostro fuoristrada in questi luoghi, andateci invece tranquilli: agli appassionati di offroad, l’Iran offre infatti una molteplicità di percorsi, sabbia e dune, che raggiungono e superano i 300 metri d’altezza e hanno sfumature di ogni colore, creste rocciose, gole e doline. In attesa di partire, eccovi l’avventura (organizzata da Ténéré Viaggi www.tenereviaggi.com) di sette Toyota (sei provenienti dall’Italia oltre a quella iraniana con a bordo anche la guida locale, Ali Eslam) per due settimane impegnate a scoprire gli scorci più suggestivi di un paese moderno e complesso dal cuore antico.

 

Ingresso dal Turkmenistan

E’ da Ashgabat, capitale del Turkmenistan, che inizia il viaggio di avvicinamento in Iran (questo itinerario è parte infatti di un ben più lungo tour lungo la Via della Seta): la città turkmena è situata a poco meno di 25 chilometri a nord del confine con il territorio iraniano. Dopo lunghe pratiche di frontiera, le Toyota salutano la repubblica dell’Asia centrale per entrare ufficialmente nella regione iranica nei pressi di Gaudan. Duecentocinquanta km dopo, a dare il benvenuto è la città di Mashad, che ha anche un aeroporto internazionale, dove gustare una prima tipica cena e trascorrere la notte in albergo, all’Hotel Salam. Situata nella provincia di Khorassan, questa località accoglie il sacro santuario dell’imam Reza, l’unico religioso di fede sciita sepolto nel paese: la sua salma è custodita e venerata in una meravigliosa moschea dalle cupole intarsiate d’oro. Città santa ma non solo, Mashad è infatti famosa al mondo anche per la sua fortunata produzione di tappeti persiani, annodati rigorosamente a mano, con fondo rosso e motivo a medaglione. Il viaggio delle 4×4 procede con un lungo trasferimento di quasi 500 km in direzione del deserto di Dasht-e-Lut, il cui nome farsi significa “deserto vuoto”, senza acqua e vegetazione, circondato da montagne. E’ la cittadina di Birjand, conosciuta per la produzione e l’esportazione di zafferano e anch’essa per la manifattura di tappeti, a ospitare la comitiva, in una graziosa locanda, per la cena. La cucina persiana è un tripudio di sapori, colori, profumi di cui innamorarsi per via della forte tradizione gastronomica nazionale contaminata dalle culture limitrofe che la rendono davvero unica. Non solo kebab dunque ma anche khoresht (stufato con carote e prugne), fesenjun (spezzatino di pollo con noci e melograno), ash e sabz (zuppa di legumi, erbe aromatiche e spezie), shirini (dolcetti persiani) e tanto altro ancora. Una gastronomia sostanziosa fatta di piatti caldi e freddi, di gusti dolci e acidi, impreziosita da miriadi di spezie utilizzate, una su tutte lo zafferano, la cui varietà più pregiata e costosa è proprio della provincia di Khorassan. Il rapporto degli iraniani con il cibo è molto simile a quello degli italiani: sedersi a tavola e mangiare assieme è un po’ come un rituale, un momento di condivisione che migliora la giornata e regala il sorriso. Il giorno successivo si percorrono ancora alcune centinaia di chilometri prima di lasciarsi alle spalle l’asfalto ed entrare nel deserto. Finalmente, dopo aver raggiunto e oltrepassato la città di Nehbandan, la più a sud della provincia, ecco la prima vera notte in un campo tendato, sotto le stelle del cielo iraniano.

 

Alla scoperta del Dasht-e-Lut

Sono ora 5 giorni di pura guida offroad nel Dasht-e-Lut ad accompagnare le Toyota. Da poco divenuto Patrimonio Unesco, nel più grande deserto iraniano grandi dune si alternano a immense spianate e roccia, sabbia, sale, acqua e vento generano una molteplicità di paesaggi differenti. A fare da cornice allo zigzagare delle 4×4 sono i particolarissimi kalut, formazioni di guglie di argilla, sabbia e sale modellate dai venti, che creano l’illusione di addentrarsi tra minareti di città fantasma. Le fuoristrada percorrono centinaia di km in questo panorama suggestivo dove la costante azione delle correnti d’aria la fa da padrona: trasportando granelli di sabbia a grande velocità per lunghi periodi di tempo e sempre nella stessa direzione, ne forgia infatti il paesaggio alternando enormi lastre di pietra a distese sabbiose di ogni forma e colore. Le quattro ruote motrici sfrecciano sul terreno ora sabbioso, ora di pietrisco, a tratti di grandi lastre rocciose e di saline quasi sedimentate, inerpicandosi su per le montagne per poi scendere giù per canaloni scoscesi. I punti panoramici da cui ammirare, dall’alto, il paesaggio desertico non si contano, specialmente al tramonto quando la luce mette in risalto i colori, diversi a seconda dell’origine geologica delle formazioni naturali. L’unicità del Dasht-e-Lut la si può godere non solo a bordo dei veicoli 4×4 ma anche andandone alla scoperta a piedi, sedendosi intorno a un fuoco e con le sole stelle a fare da tetto sopra la testa. Di questa immensa distesa di sabbia, che va sino al confine con Pakistan e Afghanistan, e che il National Geographic indica come quarta bellezza della terra (come dargli torto?), restano impresse nella mente non solo le tante sfumature che vanno dal nero scuro all’arancio e la sabbia su cui sembra di non sprofondare mai ma anche le leggende che parlano degli jinn, entità conosciute nel mondo islamico come malevole, che darebbero origine proprio ai kalut. Nel bel mezzo del nulla, ci si sente quasi attori protagonisti, assieme alle inseparabili 4×4, di film girati in epoche passate e misteriose. Un percorso di 150 km porta sino a Kerman, raggiunta attraverso una catena di montagne che la separano dalla zona desertica. Qui si può visitare il Ganjali Khan (in lingua persiana Majmou-e-yeh Ganjali Khan), un insieme di edifici di era safavide, situati nel centro storico. Il complesso architettonico è costituito da una madrasa, una piazza, un caravanserraglio, un hammam, un ab anbar (cisterna per l’acqua), una moschea e un bazar. Parcheggiate le Toyota si può dedicare almeno una mezza giornata ad esplorare questa città desertica abitata da una popolazione con la pelle più scura. Una deliziosa cena con piatti tipici precede la notte all’hotel Tourist Inn.

 

Da Yazd a Isfahan

Lasciata Kerman si percorrono poco più di 350 km per raggiungere Yazd, oasi fra i deserti del Dasht-e-Kavir e del Dasht-e-Lut. La città, recentemente riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, è una delle più antiche al mondo ed è famosa, fra l’altro, per ospitare la comunità più numerosa di zoroastriani, antica religione precedente l’Islam. Grazie alla sua posizione isolata, Yazd, sorta lungo la Via della Seta, vanta un impianto urbanistico concepito in totale compatibilità con il clima caldo e arido di questo territorio iraniano: costruita interamente con l’adobe, una sorta di impasto di paglia, sabbia e argilla, è un dedalo di vicoli, cisterne, gallerie e moschee su cui svettano le “torri del vento”, create per rinfrescare gli ambienti in modo naturale e sostenibile, sfruttando le correnti d’aria. Con un po’ di tempo a disposizione si può visitare la moschea di Jameh (Moschea del Venerdì) con il turchese del portale d’ingresso a segnare l’entrata della Città Vecchia prima di raggiungere una splendida location, tra piccole dune a nord della cittadina, per la notte al campo. La mattina, le 4×4 partono in direzione di Isfahan, dove si arriva dopo circa 250 km, non prima però di una breve sosta nei pressi del centro di Nain con la sua bella moschea del X° secolo. Siamo al limitare del grande deserto Dasht-e-Kavir, situato nel mezzo del plateau iraniano, dove la pittoresca Nain, con le case in argilla, è conosciuta per i tappeti, realizzati con materiale di primissima qualità e una densità di nodi che spesso supera il milione al metro quadro. Il giorno successivo ci si può dedicare alla bella Isfahan, la cui storia inizia prima della sua conquista da parte degli eserciti mongoli e culmina sotto i Safavidi, quando divenne capitale dell’impero. Ci sono molti monumenti storici nella lista di cose da vedere: il bazar, la moschea del venerdì, la piazza dell’Imam, fra le più belle al mondo, con i monumenti che la circondano, la madrassa Chahar Bagh e il palazzo di Chehel Sotoun, che dal XVII° secolo riceve gli ambasciatori europei. Da non perdere neppure la visita al palazzo di Ali Qapu, alla moschea dello Sceicco Lotfollah e alle pitture murali uniche di Chehel Sotoun, noto come il palazzo “dalle quaranta colonne”. Infine i ponti sul fiume Zayandeh, in particolare il ponte Khaju o “dai 33 archi” da dove andare alla scoperta del quartiere armeno e della meravigliosa cattedrale di Vank. E per finire, una passeggiata nel bazar Qeisarie per un pò di shopping e per osservare da vicino le lavorazioni degli artigiani.

 

Da Tabriz al confine turco

Il tour nel cuore dell’Iran volge al termine: lasciata Isfahan al mattino presto, un lungo trasferimento accompagna sino a Zanjan, in parte percorrendo una scorrevole e moderna superstrada. Arrivati nella cittadina capoluogo dell’omonima provincia, c’è giusto il tempo di una visita al bazar e alla moschea prima di recarsi in albergo, al Grand Hotel, dove ad attendere la comitiva sono gli eccellenti piatti della gastronomia locale. Trecento km separano da Tabriz dove si avrà tempo per una passeggiata nella città prima di lasciare, l’indomani, l’antico regno della Persia: ben poco è rimasto a testimonianza della storia secolare di questa località, (la Bibbia suggerisce che il fiume Ajichay scorresse attraverso il Giardino dell’Eden e che Tabriz fosse collocata alle porte del paradiso) che tuttavia conserva alcuni luoghi e edifici antichi di indubbio fascino e interesse. Fra questi, la  “Moschea blu” costruita nel 1465, e successivamente ricostruita dal 1951, di cui rimangono poche piastrelle, e il gran bazar, uno dei più estesi e antichi mercati coperti dell’area mediorientale, citato anche da Marco Polo nel suo libro Il Milione per la sua estensione di 7 kmq,  i 24 caravanserragli e i 22 “timche”, i corridoi con soffitti a volta. Tappeti, stoffe, spezie, lampade e gioielli riempiono gli occhi di meraviglia mentre si passeggia fra i vicoli pieni di gente e gran vociare. La mattina seguente le Toyota ripartono di buon’ora da Tabriz per raggiungere Bazargan e subito oltre la frontiera fra Iran e Turchia. La nuova destinazione Dogubayazid, ai piedi del monte Ararat, dista solo 25 km. Ma questa (quella turca s’intende) è un’altra storia da raccontare.

 

Testo Sonja Vietto Ramus

Foto Archivio Ténéré Viaggi

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