C’è qualcuno che se ne fa un baffo dell’Accordo di Parigi sul Clima, del Protocollo di Tokio e di Eco ’92 di Rio. Vedi Trump che decide di tornare al carbone. Ma c’è pure chi dà il buon esempio in fatto di tutela dell’ambiente. Vedi la Norvegia, che si è impegnata a ridurre del 40%, entro il 2030, le sue emissioni di gas ad effetto serra. Il Paese – 13° produttore di petrolio al mondo e 3° esportatore di gas – si è allineato agli obiettivi dell’Unione Europea pur non facendo parte dei Ventisette.
Il tema è trattato con rara competenza in un vasto reportage realizzato, per il francese Le Monde, da Anne-Françoise Hivert. La capitale Oslo, scrive l’ottima e documentata giornalista, pretende persino di abbassare il dato nazionale che parla di 8,4 tonnellate di CO2 per abitante e per anno, per farlo scendere a 2,3 tonnellate. Risultato che verrebbe ottenuto impedendo la nascita di grandi industrie in città, puntando sull’impiego di energie alternative e contenendo vieppiù l’effetto del riscaldamento urbano, grazie ad un sistema di energia idraulica che incide per il 99% sulla produzione di elettricità “verde” e poco costosa. La rete sfrutta il calore proveniente da quattro inceneritori di rifiuti urbani in grado di soddisfare i bisogni di più della metà dei 700.000 abitanti della città.
Ovviamente anche ad Oslo, come in altre parti del Pianeta, la principale fonte di emissioni gassose ad effetto serra (61%) è originata dal settore dei trasporti. Tuttavia una parte consistente del circolante è già passata all’energia verde e tutti i parcheggi sono gratuiti per chi ha l’auto “pulita”. La locale Compagnia dei trasporti pubblici, dal canto suo, sta facendo viaggiare gli autobus con energie rinnovabili da molto tempo. Fra breve funzioneranno tutti con bio-carburanti. La priorità – osserva l’ecologo Daniel Rees – è fare in modo che la gente non adoperi l’automobile, facendole preferire altre modalità di trasporto. Entro il 2020, cioè “domani”, la municipalità della Capitale farà scendere di un ulteriore 20% l’uso delle vetture, anche perché non sarà più possibile per nessun motivo viaggiare in macchina su un’ampia area del territorio urbano. Gli utenti stanno già mettendoci buon senso, tant’è che in questi ultimi 3 anni l’uso della bicicletta è già aumentato del 40%, anche d’inverno, come riferisce sempre Anne-Françoise Hivert.
Purtroppo da noi, stendiamo un velo, le cose stanno parecchio peggio. Gli enti pubblici nazionali e locali, qualcosa fanno. Tuttavia, non diciamo per eguagliare ma almeno per tentare di avvicinarci alla situazione dei Paesi nordici, occorrerebbe da parte di tutti un po’ più di coscienza ecologica. C’è ancora troppa gente auto-dipendente, che non è capace di spostarsi se non al volante dell’inseparabile veicolo a quattro ruote. E’ anche questione di cultura. “Fatti non foste….”.
Cesare Castellotti Vaglienti