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RIFONDAZIONE

Sarà meglio che tutti, a cominciare dalla folta schiera dei tifosi della Ferrari, dimentichino in fretta questo 2014 che sta per concludersi. E’ successo di tutto, in negativo. Dopo un ventennio di successi nei campionati iridati Costruttori e Piloti, neppure una vittoria è stata ottenuta in quest’ultima stagione di Formula Uno. Dalle delusioni sportive, lo tsunami si è esteso di riflesso alle cariche dirigenziali. Un valzer di uomini in pochi mesi. L’uscita di Stefano Domenicali, l’arrivo di Marco Mattiacci sostituito a sua volta da Maurizio Arrivabene, il licenziamento del responsabile motori Luca Marmorini. Qualcosa non andava per il verso giusto neppure nella prima guida dei bolidi rossi. Dopo cinque anni di sogni era venuto meno il feeling della scuderia con Fernando Alonso, rimpiazzato da Sebastian Vettel.

Il grande capo di Fiat Chrysler Automobiles, Sergio Marchionne, aveva detto senza mezzi termini di non poter più sopportare di doversi accontentare di settimi e ottavi posti e di continuare a veder salire sul podio le marche concorrenti. Manager dalle idee chiare, che non ha mai sbagliato una mossa, è corso ai ripari con maniere forti, prendendo personalmente le redini del Cavallino, con la prospettiva di fargli vivere tempi migliori. La “bomba” che ha colto tutti di sorpresa è stata il defenestramento, senza tanti complimenti, di Luca Cordero, con la contestuale assunzione della carica di Presidente da parte dello stesso Marchionne.

L’inizio dell’era post-corderiana, pone adesso in evidenza la necessità di mettere in fila i problemi e cercare di risolverli. Il CEO del Gruppo è impegnato in prima persona in un serrato confronto con la FIA (leggi Jean Todt) nel tentativo di cambiare alcune regole che nella Formula Uno favorirebbero la Mercedes a scapito, proprio, della Ferrari. A Maranello, intanto, si confida nel lavoro di Maurizio Arrivabene, fino a ieri grosso dirigente Philip Morris e al tempo stesso considerato, da alcuni, “vicino” ad Andrea Agnelli.

Tornare a sognare è lecito. L’importante è che non si riproponga il vecchio ritornello: “stiamo lavorando ad una macchina competitiva per il prossimo anno”.

Cesare Castellotti