La prima edizione dell’RFC Kyrgyzstan, andata in scena nei territori a nord della capitale Bishkek, è stata un successo.
Ecco come si è svolta questa tappa del circuito Rainforest che ha portato il fuoristrada estremo sin nel cuore dell’Asia centrale
Se leggere di appassionanti sfide 4×4, con improbabili acrobazie tra acqua e fango, è ciò che preferite, le pagine di quest’articolo fanno al caso vostro. Siamo in Svizzera, sì ma non quella dell’Europa centrale. Quella protagonista di questo reportage è adagiata nel cuore dell’Asia. Avete letto bene. Confinante con il Kazakistan a nord, l’Uzbekistan a ovest, il Tagikistan a sud e la Cina a est, il Kirghizistan (ufficialmente Repubblica del Kirghizistan) è uno stato indipendente dell’area centro asiatica. Senza sbocco sul mare, questo territorio – che prende il nome dal popolo dei nomadi kirghisi, di origine turca – si è guadagnato l’appellativo di “Svizzera dell’Asia centrale” per via della maestosa catena del Tien Shan (la vetta più alta, il Pik Pobedy, raggiunge quota 7.439 metri di altitudine) che ne ricopre quasi l’80% della superficie. Una nazione dalle tante particolarità e stranezze. Ai curiosi interesserà forse sapere che proprio questi luoghi dalla natura suggestiva sono habitat perfetto per le più grandi foreste di noci del mondo oltre che per la seconda più numerosa popolazione mondiale di leopardi delle nevi. Se siete fra quelli che collezionano monete e banconote, saprete magari che la valuta kirghisa (il som, ndr.) è coniata in Kazakistan e stampata a Malta e in Francia. Ma per chi nel dna ha i motori? Niente paura perché anche in quest’ambito il paese ha stabilito un record prestigioso diventando infatti il primo stato dell’Asia centrale a ospitare una gara offroad del circuito Rainforest. Vicino alla capitale Bishkek, nei pressi del villaggio di Ozernoe, l’RFC Kyrgyzstan ha dato appuntamento quest’anno, per la prima volta, a decine di equipaggi che si sono affrontati lungo un tracciato a trazione integrale, ricco di insidie. “Portare in Kirghizistan il format delle gare offroad fra le più difficili al mondo, quelle targate RFC, è stato un privilegio, una responsabilità e un grande onore per noi -commentano dall’NKVD Shturmovik Club che, sotto l’egida di Luis J.A. Wee, “patron” del Rainforest Challenge, ha organizzato l’evento – Abbiamo cercato di fare del nostro meglio per rendere la tappa kirghisa della Global Series un evento davvero memorabile, non solo per i partecipanti ma anche per il pubblico”. Obiettivo perfettamente raggiunto visto l’entusiasmo con cui tanti team, alcuni provenienti anche da fuori confine nazionale, hanno partecipato a questo debutto 4×4 che, di fatto, ha aperto le porte dell’Asia centrale al fuoristrada estremo. Fra tanti passaggi tecnici al limite del ribaltamento e tratti da percorrere in velocità, ecco come è andata questa competizione fatta di emozioni e prove speciali agguerrite.
Quattro categorie allo start
È stata una bella mattinata di sole primaverile ad ospitare, in questo 2023, la prima edizione dell’RFC Kyrgyzstan con l’inaugurazione ufficiale dell’evento al centro commerciale Asia Mall di Bishkek, capitale del paese e cittadina considerata da molti come una reliquia dell’ex Unione Sovietica (la nazione kirghisa si è resa indipendente dall’URSS nel 1991). Ad applaudire gli equipaggi, schierati ai nastri di partenza nelle categorie R1 (prototipi), R2 (preparati), R3 (veicoli di serie con modifiche) e R4 (veicoli di serie), sono stati centinaia di spettatori e appassionati di offroad che non hanno esitato a far sentire il proprio tifo a tutti i partecipanti. Oltre ai team kirghisi, questa tappa della RFC Global Series ha attirato anche piloti provenienti dall’estero, in particolare dalla città kazaka di Taraz (situata nella regione di Zhambyl, Taraz è famosa per la produzione di vodka, ndr.) suscitando al tempo stesso l’interesse e l’ammirazione di tanti piloti di altre repubbliche dell’Asia centrale. Ma come è andata questa “prima” a trazione integrale? Le giornate di gara sono state anzitutto impostate secondo gli standard della RFC Global Series con brevi “special stages” (SS) che hanno messo alla prova piloti e navigatori nelle abilità di guida e di recupero con il verricello.
Tre, due, uno: si accendono i motori
Al segnale di partenza tutti gli equipaggi hanno preso il via con grande entusiasmo sapendo di contribuire, con la loro presenza, a una nuova era motoristica nel loro paese. Le prove speciali, precedute dal prologo, sono state caratterizzate dalla perfetta combinazione fra piste artificiali e ostacoli naturali con passaggi su terreni insidiosi dove acqua e fango hanno fatto da protagonisti assoluti. E poi ancora discese ripide, tanti passaggi laterali e ostacoli improvvisi che hanno accompagnato sino al traguardo finale. Ad accendere gli animi del pubblico è stato l’entusiasmo di tutti i partecipanti che, nelle varie categorie, hanno dato il massimo per arrivare a fine gara superando prove all’apparenza impossibili. Per tutti i concorrenti è stata un’importante prova per migliorare le doti di guida e di affiatamento pilota-navigatore oltre che di grande orgoglio personale per aver iscritto il proprio nome nell’ambito circuito del Rainforest Challenge. Volti pieni di entusiasmo e di soddisfazione – non importa quanto siano state difficili le prove speciali – hanno scandito tutti i settori selettivi cui hanno partecipato i team, dimostrando in ogni manovra di possedere il vero spirito che anima l’RFC. Se già alla luce del giorno i tracciati si sono rivelati estremamente difficili, affrontati di notte, al buio e con il solo chiarore dei fari, lo sono stati ancora di più per via della maggior difficoltà nell’individuare le insidie e gli ostacoli naturali. “Di notte è decisamente più complicato capire come affrontare correttamente il passaggio 4×4 cui ci si trova di fronte –spiegano gli organizzatori– ma sicuramente guidare in condizioni di scarsa visibilità aiuta a migliorare tecnica di guida e di navigazione”.
Nervi d’acciaio
Cosa serve dunque per tagliare il traguardo di una manche del Rainforest Challenge? Abilità, senz’ombra di dubbio, ma anche (o forse ancora di più) una buona dose di nervi d’acciaio per riuscire a completare le prove sino a tagliare il traguardo finale. Se qui, in territorio kirghiso, alcuni lo hanno fatto bene, così tanto da meritarsi la vittoria di categoria, altri invece hanno imparato, purtroppo a proprie spese, la delusione di una manovra sbagliata che è spesso costata una posizione arretrata nella classifica generale. Ma, come sa bene chi segue l’RFC, il solo fatto di partecipare a una tappa di questo circuito è un gran successo: sin qui arrivano “only the braves”. Sia effettuate di giorno che in notturna, le prove speciali disegnate dall’organizzazione per questa prima edizione hanno regalato emozioni a tutti: partecipanti, spettatori e sponsor (Nitro, 4×4.Kyrgyzstan Shop, Motul Oil, Asia Mall Shopping Centre e Glansman & Loch-Lomond che si ringraziano per la preziosa collaborazione). Questa nuova tappa del calendario RFC Global Series ha aperto una nuova era per il fuoristrada estremo non solo per il Kirghizistan e i suoi equipaggi ma per l’intera area dell’Asia centrale che guarda ora con grande interesse a queste competizioni eredi del celebre Camel Trophy. “Piloti e navigatori kirghisi stanno imparando velocemente a affrontare questa tipologia di competizione: non avranno difficoltà a raggiungere presto il livello di bravura e competenza di chi vi partecipa da più tempo. E non c’è da stupirsi che ben presto molti altri appassionati offroader di questo paese e dei territori limitrofi si sfidino per aggiudicarsi, un giorno non troppo lontano, un posto meritato nell’evento finale in Malesia” concludono gli organizzatori.
Info www.rfc-global.com
Testo Sonja Vietto Ramus
Foto Aleksey Suvorov
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