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TRAGHETTATORE ?

Il terremoto alla Ferrari, con Marchionne che caccia Luca Cordero senza tanti complimenti, sia pur con una liquidazione da far rabbrividire, e contemporaneamente si autonomina alla presidenza , è vissuta in modi dissimili dagli ambienti più interessati alle vicende di Maranello. Il primo, quello dei cosiddetti Mercati, approva sostanzialmente l‘operazione. D’altro canto il grande capo tiene molto all’aspetto finanziario della vicenda per presentare, all’avvìo della quotazione a Wall Street, un Gruppo FCA ulteriormente rafforzato  dalla sua presenza alla guida delle rosse. Lui, che di finanza si intende, come ha dimostrato in questi anni portando in alto la Casa ex-torinese fino alla sbarco a Detroit e allo sposalizio con Chrysler. Lui, abile stratega capace di mosse diaboliche (vedi quella di riuscire a far sborsare un mucchio di soldi alla GM per andarsene da Torino!). Dunque ancora una volta una decisione – questa volta riguardante Ferrari – probabilmente azzeccata.

Altro discorso è quello della parte sportiva. I tifosi sembrano aver salutato senza eccessivi entusiasmi l’uscita di scena di Cordero, che per loro ha rappresentato tanto, soprattutto per le vittorie legate, tempo addietro, anche alla sua figura.

Che ne sarà ora della Ferrari post-corderiana? Riuscirà Marchionne ad adempiere al meglio anche questa nuova funzione, insieme a tutti i gravosi compiti che già lo impegnano come “padrone assoluto” del gruppo italo-americano? Riuscirà ad essere presente alle corse di Formula Uno? Riuscirà a visitare le più importanti concessionarie sparse nel mondo, venditrici delle preziose e redditizie vetture del Cavallino? Riuscirà ad essere presente agli eventi ipermondani e nei salotti ricchi di Montecarlo, Dubai, New York, Tokio? Come troverà il tempo per fare tutto quanto faceva Cordero che, invece, non aveva le responsabilità ben più onerose di gestire la stanza dei bottoni a Detroit?

Ma il 2017, quando pare che Marchionne lasci la Società, è vicino. E allora è lecito pensare che questi due-tre anni, ma forse meno gli siano sufficienti per traghettare la Ferrari verso nuovi ambiziosi traguardi, consegnandola in altre buone mani. Pensando a quella scadenza, potrebbe tornare di attualità la riflessione che noi abbiamo fatto di recente (cioè subito dopo lo scoppio della “bomba” di Cernobbio/Monza) a proposito della successione al timone della Casa di Maranello. Nascerà, forse, l’opportunità che a quel posto vada, anche per rinverdire il riferimento alla storia stessa dell’auto italiana, un Agnelli, come Lapo o Andrea. Oppure, se fuori dalla Famiglia ma non al di fuori del Gruppo, un giovane manager, capace quanto garbato e raffinato, come il francese Olivier François. Vedremo.

Così, tanto per esercitarci un po’ nel fantaferrari.

 

Cesare Castellotti